Riflessioni per la vita: la preghiera nel tempo di prova

La diffusione di pestilenze, malattie infettive e contagiose, che dopo un periodo di incubazione si diffondono con alta mortalità, generando epidemia o pandemia su più larga scala, è attestata nella storia dell’umanità; l’attuale emergenza del COVID-19 interpella anche la nostra vita e la nostra coscienza di credenti. Anche in questo tempo di epidemia del Covid- 19 vestire di religiosità o di anti-religiosità “gesti e tempi” ha la sua importanza che non confonde il valore delle priorità e difficoltà del momento presente. Togliere l’acqua dalle acquasantiere, ricevere l’Eucarestia nelle mani, evitare il segno della pace, la stessa sospensione delle celebrazioni del culto pubblico sono indicazioni di buon senso che vanno eseguite in momenti del genere, per rispetto dell’altro, come espressione di cittadinanza responsabile. Mi vorrei soffermare sulle parole “Liberaci dal male” che invochiamo quotidianamente con la preghiera del Padre Nostro. C’è una lunga tradizione liturgica della Chiesa Cattolica di preghiere e atti di culto per debellare le pestilenze o altre malattie infettive, ma anche per chiedere al Signore le grazie necessarie. E poi ci sono la religiosità e la fede del popolo di Dio, la devozione alla Vergine e ai santi. Sono gesti e parole che raccontano la fede in Dio nel tempo della prova; a questa dimensione, oltre al livello personale e alla carità, vorrei anche tenere presente la dimensione comunitaria della Parrocchia sul territorio, la cura delle persone, le forme di vicinanza alla gente, in questi giorni Vescovi e sacerdoti grazie ai social e agli strumenti della cultura digitale stanno cercando di far sentire la premurosa attenzione della Chiesa Madre a tutta la famiglia ecclesiale. Vi è una domanda di fede oggi che risponde agli interrogativi: come crediamo? In che cosa crediamo, quando preghiamo? Il cristianesimo che esiste e resiste anche in una società ormai post-moderna può e deve fare chiarezza su questo punto fondamentale della vita del cristiano. Dobbiamo pregare perché Dio ci soccorra in questo momento di precarietà: “Abbi cura di noi, perché tutto è così fragile…”. Quali sono le indicazioni che la gente deve chiedere ai pastori, vescovi e sacerdoti in tempi di coronavirus? Il buon senso qui – a seconda delle situazioni – dovrebbe venire in nostro soccorso per gli aspetti pratici e quotidiani. Ai pastori bisognerebbe chiedere di più e ciò che attiene alla loro missione di educatori della fede cristiana, per vivere meglio la fede nelle presenti circostanze: con la preghiera contrastare l’epidemia, con le diverse forme di carità aiutare i più bisognosi, comportarsi da onesti cittadini che rispettano le regole e le disposizioni, vivere da buoni cristiani recuperando il senso della solitudine e magari tornando anche ad imparare la bellezza di stare in famiglia. Dobbiamo dire anche dei no: a una certa mentalità apocalittica diffusa da alcuni nelle attuali circostanze, alla diceria che il coronavirus è un flagello di Dio per punire l’umanità, all’idea che Dio ha bisogno di tante preghiere perché il suo cuore si commuova e venga in nostro aiuto, a una visione magica della fede per cui ci sono preghiere e pratiche più valide di altre. È certo che dobbiamo pregare, ci mancherebbe altro…. di più e intensamente, senza stancarci mai. E quale sarebbe però l’effetto e la potenza o l’efficacia della preghiera? Una minore diffusione del contagio? Meno morti? Accorciare i tempi dell’epidemia? Ripensando ad esperienze del passato di guerra e pestilenze, di fame e di moria, occorre fermarci a riflettere sul mondo presente alla luce del Vangelo. Gesù ha insegnato a pregare e ha detto chiaramente che “funzionano” solo le preghiere fatte “nel suo nome”. I cristiani sanno pregare, ma solo il Dio di Gesù, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo che dona lo Spirito Santo, la Santissima Trinità è solo e sempre amore, che non castiga, non si vendica, non manda il dolore e non terrorizza o “piega la volontà degli esseri umani con flagelli”. Preghiere rivolte a Dio mettono nella condizione di pregare nel nome di Gesù, cioè ci mettono nelle condizioni di vivere come Gesù la sua Pasqua: chi prega entra con e come Gesù nell’Orto degli Ulivi, chi prega verso Dio, raggiunge il suo cuore e – da lì – cerca di vedere con gli occhi stessi di Dio il dolore e la sofferenza di quanti soffrono tutti i dolori del mondo, frutto delle
ingiustizie umane che inchiodano ancora Dio in una sorte di croce eterna in Dio stesso, domandandosi che cosa si può e si deve fare per vivere la prova nella ricerca della volontà di Dio. La luce della preghiera, con l’intercessione della Madonna, degli Angeli e dei Santi, può illuminare tutti gli uomini di buona volontà a vivere l’amore, perché solo l’amore è il frutto di una preghiera potente: l’amore che è luce per le intelligenze degli scienziati che scopriranno presto l’antidoto; l’amore che è apertura del cuore di tutti, cioè disponibilità a condividere il dolore di altri e non rinchiudersi in se stessi, cercando di salvarsi da soli, ma offrendo il proprio contributo, facendo il proprio dovere e vivendo con prudenza e razionalità le presenti circostanze, anche a rischio della vita. Il cristiano nella preghiera del tempo della prova riscopre anche la funzione di mediazione per tutto il genere umano: noi preghiamo per tutti, anche per coloro che non lo sanno o non credono, come forma di amore gratuito. Il Salmo 90 parla di qualcosa che è molto simile all’epidemia che ci ha travolti in queste settimane: una peste e uno sterminio che distruggono, che vagano di giorno e di notte, pericoli reali ma impalpabili. Sembra il contagio attuale che ha fermato il Paese, ma con una fondamentale preghiera: c’è l’assicurazione che Dio ci difenderà se ci affideremo a lui. E tale affidamento è più decisivo che non le guarigioni immediate. Gesù infatti ha portato a compimento questo Salmo consegnando il suo spirito al Padre al momento della morte in croce (cf Lc 23,46). D’altra parte Gesù non ha guarito tutti i malati, ma la raccomandazione di portare la propria croce dietro di lui per avere la vera vita l’ha rivolta alla folla insieme ai discepoli, a tutti, a “una folla numerosa” (cfr. Mc 8,34; Lc 9,23; 14,25). Concludo pregando la Madonna con la formula del Messale: Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito e per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen

(Elaborato per attività didattica di IRC – prof. G.Lanfranchini – Trienno Liceo Scientifico 2019-2020 – I.I.S. Liceo Gobetti Omegna (VB)