DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2023

DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2023

DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2023
«Abbi cura di lui»: La compassione come esercizio sinodale di guarigione
Cari fratelli e sorelle,
la malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana
se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e
dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta
male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei
momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme,
o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi
e lasciando che gli altri “si arrangino”. Perciò, in questa XXXI Giornata Mondiale del
Malato, nel pieno di un percorso sinodale, vi invito a riflettere sul fatto che proprio
attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare
insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza.
Nel Libro del profeta Ezechiele, in un grande oracolo che costituisce uno dei punti
culminanti di tutta la Rivelazione, il Signore parla così: «Io stesso condurrò le mie pecore
al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora
perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata,
[…] le pascerò con giustizia» (34,15-16). L’esperienza dello smarrimento, della malattia e
della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino: non ci escludono dal
popolo di Dio, anzi, ci portano al centro dell’attenzione del Signore, che è Padre e non
vuole perdere per strada nemmeno uno dei suoi figli. Si tratta dunque di imparare da Lui,
per essere davvero una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarsi
contagiare dalla cultura dello scarto.
La Giornata Mondiale del Malato, in effetti, non invita soltanto alla preghiera e alla
prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di
Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme.
La profezia di Ezechiele citata all’inizio contiene un giudizio molto duro sulle priorità di
coloro che esercitano sul popolo un potere economico, culturale e di governo: «Vi nutrite
di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge.
Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato
quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma
le avete guidate con crudeltà e violenza» (34,3-4). La Parola di Dio è sempre illuminante
e contemporanea. Non solo nella denuncia, ma anche nella proposta.
Gli anni della pandemia hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera
ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta
uscire onorando degli eroi. Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di
competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare
esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in
ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso
alle cure e il diritto fondamentale alla salute.
All’intercessione di Maria, Salute degli infermi, affido ognuno di voi, che siete malati; voi
che ve ne prendete cura in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato;
e voi che vi impegnate a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità.
A tutti invio di cuore la mia benedizione apostolica.