DAL MESSAGGIO DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA PER LA GIORNATA DELLA VITA 2023

DAL MESSAGGIO DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA PER LA GIORNATA DELLA VITA 2023

DAL MESSAGGIO DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA PER LA GIORNATA DELLA VITA 2023
“LA MORTE NON È MAI UNA SOLUZIONE”
In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando
sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si
approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona
e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e
misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni
maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi
all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia,
non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte
stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata
a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è
possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano
per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto.
Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada
diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire la vita. Ci mostra come
sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile,
minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della
malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della
fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia
devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri…
offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida
a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei
malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto,
dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine
per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri.
Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in
discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia
nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a
scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la
superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di
essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine. Desta inoltre preoccupazione il
constatare come ai grandi progressi della scienza e della tecnica, che mettono in
condizione di manipolare ed estinguere la vita in modo sempre più rapido e
massivo, non corrisponda un’adeguata riflessione sul mistero del nascere e del
morire, di cui non siamo evidentemente padroni. Forse è perché abbiamo perduto
la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano
l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?