Oratorio San Martino – Verampio

L’oratorio di S. Martino emerge fra gli alberi su un breve risalto di roccia sovrastante ad Ovest il piano di Verampio, lungo l’antica mulattiera che dalla frazione Braccio di Crodo raggiungeva Verampio e per l’antico ponte sul Devero i sovrastanti Baceno e Premia. Ora il bosco sta invadendo il sagrato ed appare del tutto isolato ed in pratica abbandonato.
Non cosa anticamente. La tradizione, registrata anche in molti documenti dell’archivio parrocchiale di Crodo, afferma che quello di S. Martino era il più antico oratorio della valle Antigorio; qualcuno vorrebbe addirittura che fosse la prima chiesa plebana della valle. Sebbene quest’ultima affermazione sia difficile da sostenere e provare a causa soprattutto della piccolezza della costruzione che non sareb be potuta servire come chiesa plebana, è certo che molte osservazioni comprovano l’antichità dell’oratorio di S. Martino. Probabilmente si tratta di una edicola pagana esaugurata e quindi dedicata al grande campione della lotta contro il paganesimo del secolo IV. Questa esaugurazione potè certo avvenire nei primi tentativi di organizzazione ecclesiastica della valle. Traccia della sua antichità è quanto ci dice il vescovo Carlo Bascapè negli Atti di visita pastorale del 1596: « l’oratorio di S. Martino era visitato processionalmente nei giorni delle Rogazioni dai curati e dalle comunità di Crevola, Montecrestese, Cravegna, Mozzio, Baceno S. Rocco e S. Michele della valle di Premia e di Crodo ». Queste processioni rogazionali risalgono nella loro origine al periodo della prima organizzazione ecclesiastica dell’Ossola.

L’oratorio era tuttavia piccolissimo e povero probabilmente una minuscola nave di pochi metri quadrati con una ridottissima abside ad Est. L’orientamento dell’oratorio è rimasto, ma della primitiva costruzione non appare più nulla. Negli ordini di Visita pastorale (sec. XVI XIX) si richiama spesso la necessità di tenerlo efficiente, di restaurarlo nel pavimento e nel tetto e di fornirlo degli arredi necessari per le funzioni tradizionali e potervi celebrare qualche messa.
Disgraziatamente, dopo le reiterate raccomandazioni dei vescovi, invece di curare un restauro che lasciasse il ricordo del primo oratorio, si volle rifarlo completamente. Nel 1784 il coro era già stato rifatto (quindi l’abside fu distrutta in questa occasione) e si chiedeva (7 giugno 1784) di poter demolire dalle fondamenta la navata, che restava piccola e troppo tassa, per farne altra più ampia; il che è con cesso. La nuova costruzione fu benedetta il 13 agosto 1786. Venne poi nuovamente restaurato nel 1909, cancellando definitivamente ogni traccia di alcune pitture che pare esistessero su un tratto di muro appartenente alla costruzione primitiva.
Presso l’Oratorio di S. Martino, lungo la strada della valle, erano anche innalzate le forche per le esecuzioni capitali che il pretore di Antigorio, il quale per alcuni secoli ebbe a Crodo il suo tribunale, faceva seguire alle condanne. In queste occasioni il piccolo oratorio serviva di confortatorio dei condannati che erano assistiti da sacerdoti e da membri delle confraternite.
Nello stato attuale appare come una costruzione modesta, ma non priva di eleganza: una aula rettangolare con coro della stessa forma ed un piccolo campanile sul lato meridionale. Ma le antiche tradizioni non sono sopravvissute.

TRATTO DA: Fede ed Arte a Crodo (T. Bertamini) estratto da Oscellana 1976-1977