Oratorio Madonna della Neve – Bagni (già Salecchio)

In località Salecchio, ora denominata Terme di Crodo, esisteva dal secolo XV una cappella campestre. Della sua esistenza fanno fede alcuni documenti fra i quali un legato testamentario di Francesco Biancone del 21 agosto 1509, rogato da un Lorenzo notaio di Bologna e ricordato negli Ordini di visita pastorale del cardinal Taverna il 3 settembre 1616. Questo Francesco Biancone è uno dei tanti abitanti di Crodo, Cravegna ed altri paesi della valle Antigorio che, già dal secolo XV, emigravano in molte città d’Italia e specialmente a Bologna e Roma per esercitare varie arti e che mantenevano uno stretto contatto con la patria. La piccola cappella era probabilmente di forma rettangolare, coperta da una volta a botte e difesa sulla facciata da un robusto cancello di legno, Sul fondo di questa cappella. nella seconda metà del secolo XV, appare affrescata una Madonna con il Bambino in piedi sulla ginocchia e la triplice rosa in mano. E’ così ripetuta l’iconografia della Madonna della Neve che era molto venerata a Domodossola (1), la cui festa si celebrava e si celebra il 5 agosto. In alto sopra la pittura si può ancora leggere parte di una scritta « fecit fieri Marcus filius Petrini Perache de Magixio ». La data e illegibile.

Negli Ordini di visita pastorale del 1616 il cardinal Taverna stabilisce che vengano fornite alla cappella le necessarie suppellettili per dire la S. Messa e che la campana, che stava proprio sopra la porta di entrata, venga rimossa e posta altrove. Tuttavia l’accresciuta devozione dei fedeli desiderava ingrandire questa cappella e trasformarla in un oratorio. Negli ordini di visita pastorale del vescovo Antonio Tornielli (1641) si invita a fare qùalche miglioria, specialmente per togliere l’umidità, ma non si concede il permesso canonico per l’ingrandimento desiderato.

Di diverso parere è invece il vescovo Giulio Maria Odescalchi nel 1658: « L’oratorio della B.V. posto vicino alla strada di Vegno, ancorchè nella passata visita fosse stata negata la facoltà di fabbricarsi e aggrandirlo, hora, considerata la di lui angustia et l’oscuro che patisce l’altare, concediamo che si possa aggrandire o almeno alzare conforme alle misure da darsi dal vicario foraneo (2) ». L’anno seguente questo oratorio fu infatti ricostruito e portato alla forma attuale. Nel 1690 il vescovo G. B. Visconti stabilisce alcune provvidenze ed in particolare la riforma dell’atrio o portichetto antistante. Questo fu rifatto, elegantissimo, nel 1701.
L’aula rettangolare è coperta da una volta a vele; sul lato meridionale vi è la sacrestia ed il piccolo campanile. Il portico tetrastilo dà accesso alla chiesa attraverso un’unica porta con decorazioni a stucco e le solite due finestre devozionali a lato. Compare anche una balaustra in pietra oliare. Nel 1711 fu fatta l’ancona lignea che serve di cornice all’affresco. E’ lavoro di stile barocco da attribuire alla scuola dell’intagliatore e scultore Pietro Antonio Lànti di Macugnaga. Nel 1914 fu fatta la intonacatura esterna dei muri che erano rimasti rustici.
Questo oratorio è stato recentemente restaurato internamente ed esternamente. Internamente è stato fatto un rivestimento di legno ed una bussola e sono state poste belle formelle lignee della Via Crucis; esternamente è stata posta una zoccolatura di pietra locale che lo ripara dalle intemperie.
Lo sviluppo edilizio e industriale attorno a questo oratorio, se lo fa apparire piuttosto piccolo, ne mette in evidenza la composta eleganza.

NOTE:
1) Cfr.: T. Bertamini, Il Santuario della Madonna della Neve di Domodossola, 1967.
2) Documenti in Archivio parrocchiale di Crodo.

TRATTO DA: Fede ed Arte a Crodo (T. Bertamini) estratto da Oscellana 1976-1977