Oratorio San Marco – Vegno

Quasi tutti gli oratori dedicati a S. Marco ebbero in Ossola la loro origine dalle processioni rogazionali che da epoca antichissima si facevano dal clero e dal popolo per ottenere le benedizioni di Dio e dei Santi sulla campagna. Si dava estrema importanza a queste funzioni religiose comunitarie e tutti gli statuti comunali le rendevano obbligatorie fissando che almeno una persona per famiglia vi parte-cipasse attivamente. In queste processioni, spesso lunghe e faticose, il rito e la tradizione volevano anche delle stazioni in punti prestabiliti, dove si impartiva la benedizione e ci si riposava dalle fatiche del viaggio. In questi luoghi di stazione sorsero, se già non esistevano, gli oratori di S. Marco. La festa di questo santo cade infatti proprio nel 25 aprile e coincide con quello delle Litanie maggiori. Spesso, per sostenere e confortare anche fisicamente i par-tecipanti alle processioni rogazionali, presso alcune stazioni venivano distribuiti pane e vino ai partecipanti a spese di certi legati a cui era fatto obbligo di provvedere.
Anche l’oratorio di S. Marco di Vegno ebbe probabilmente questa origine che deve essere abbastanza antica. Infatti già nel secolo XVI questo oratorio ha una cospicua dotazione a cui provvedono non solo gli abitanti di Vegno, ma anche la Società dei Crodesi a Bologna.
Non mancano anche per questo oratorio le provvidenze dei vescovi.
Negli Ordini di visita pastorale (3 settembre 1616) il cardinal Taverna stabilisce che si rifacciano, più grandi, le finestre, si tolga e si alloghi altrove la campana sopra la porta e che si fornisca l’oratorio delle necessaria suppellettili per la S. Messa e Confessioni. Qualche anno dopo i Crodesi affrontarono radicalmente il problema, ricostruendo praticamente dalle fondamenta un nuovo oratorio. Negli Ordini di visita pastorale (23 giugno 1627) di monsignor Pietro Volpi si ricava infatti che il presbiterio era stato appena rifatto, mentre il resto era da completare; perciò egli aggiunge: « Gli curatori di questo oratorio provvedano che questa fabbrica si riduchi a perfettione quanto prima ». E di fatto fu completato poco dopo e trasformato nella forma attuale (1).
Questo oratorio consta di un’aula rettangolare con presbiterio pentagonale coperto da volte a vela. Le tracce della costruzione più antica sono da ricercarsi nel muro a levante, dove appare la metà di un affresco che era nel fondo della cappella. Si può ancora vedere una bella Madonna seduta in trono, con un fiore nella mano sinistra, mentre con la destra trattiene il Bambino che gioca con un uccellino. Nel sottarco è visibile parte della mandorla in cui era raffigurato il Cristo pantocratore e S. Stefano protomartire. Queste pitture sembrano della fine del secolo XV o dell’inizio del seguente. L’altare attuale in stucco e muratura è barocco, della fine del secolo XVII, e fa bella impressione. Modestissimo è il quadro centrale che rappresenta la Madonna e S. Marco evangelista. Ai lati su due mensole sono degni di nota due angeli torciferi di legno dorato, opera dello scultore ossolano Giulio Gualio (fine del secolo XVIII). In alto, inserita in una nicchia dell’altare vi è anche una piccola statua lignea di S. Marco, di stile gotico tedesco (inizio del secolo XVI).
Questo oratorio fu restaurato circa una decina di anni fa rivestendolo in basso con una zoccolatura di pietra.
Esternamente si nota la tipica facciata con la porta e le finestre devozionali, il piccolo campanile e la meridiana con il ricordo della data di un passato restauro: 1874.
1) Documenti in Archivio parrocchiale di Crodo.

TRATTO DA: Fede ed Arte a Crodo (T. Bertamini) estratto da Oscellana 1976-1977